Il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. B. V. Maria Regina

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1 Re 11,41-12, 1-2.20-25a; Sal 47; Lc 11,37-44

GIOVEDÌ 22 AGOSTO

L’avidità è vera idolatria. Essa è uno dei frutti più amari del peccato. Quando essa prende il cuore, fa credere che il nostro bene sia nel possesso dei beni di questo mondo. Più se ne possiedono e più se ne vogliono possedere. L’avidità è simile ad una fornace ardente che riduce in cenere quanto viene posto in essa a bruciare. Più legna si getta nella fornace, più essa brucia e più cenere produce. L’avidità riduce l’uomo in cenere. Chi cade nel peccato sempre diviene preda dell’avidità. Con essa si commette ogni delitto, ogni trasgressione dei comandamenti. Per essa non si rispetta né padre né madre. L’avidità rende ciechi dinanzi ad ogni persona. Anche Dio si vende per avidità.

Egli disse alla sua gente: "Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la battaglia. Gorgia e il suo esercito è sul monte vicino a noi (1Mac 4, 17). La loro avidità non era ancora saziata, avevano ancora il cibo in bocca (Sal 77, 30). Sconvolge la sua casa chi è avido di guadagni disonesti; ma chi detesta i regali vivrà (Pr 15, 27). L'uomo avido suscita litigi, ma chi confida nel Signore avrà successo (Pr 28, 25). Ma tali cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione (Is 56, 11). Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti (Ger 15, 16). Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità (Os 4, 8). Sono avidi di campi e li usurpano, di case, e se le prendono. Così opprimono l'uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità (Mi 2, 2). Guai a chi è avido di lucro, sventura per la sua casa, per mettere il nido in luogo alto, e sfuggire alla stretta della sventura (Ab 2, 9). Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile (Ef 4, 19). Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto (1Tm 3, 8). Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev'essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto (Tt 1, 7).

Mentre l’avidità porta dentro ciò che è fuori, la cattiveria porta fuori il marciume che è dentro. Dal cuore cattivo nasce ogni parola, proposito, desiderio, pensiero cattivo e malvagio. Quando il cuore è cattivo, è incapace di proferire parole buone. Mai potrà.

Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo» (Mt 15,19-20).

Ma nel brano offerto oggi alla nostra meditazione, Gesù paragona i farisei a dei sepolcri che non si vedono. La gente vi passa sopra, si rende impura e neanche lo sa. È parola pesantissima quella di Gesù. Dice che i farisei rendono impura la gente e questa ne è ignara. Si contamina e neanche lo sa. Era vero ieri, è vero oggi. Chi si accosta ad un uomo avido e cattivo si contamina di avidità, cattiveria, falsità e neanche se ne accorge. Pensa come lui e non vi presta attenzione. È storia di sempre.

Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Ogni vescovo, presbitero, diacono, cresimato, battezzato rischia di essere un sepolcro invisibile. Ci si fregia del nome di Cristo Signore, ma poi si hanno impuri: cuore, labbra, occhi, mente, pensieri e desideri. Sono impuri perché non conformi alla santità di Dio, manifestata e rivelata tutta in Gesù. Chi vuole avere il suo interno tutto puro, deve abbandonare la trasgressione della Legge di Dio ed entrare nella luce della sua Parola.

Madre di Dio, Angeli, Santi, otteneteci la vera conversione della mente e del cuore.

- SEVESO -

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