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Ct 2,1; 4,1 a.3b.4a; 7,6; 8,11 a.12a.7a-b; Sal 79; Mt 22,1-14

GIOVEDÌ 10 GENNAIO

Chi è degno di entrare nella sala del banchetto e partecipare alla gioia eterna delle nozze dell’Agnello con i suoi eletti? Chi accoglie l’invito, indossa l’abito nuziale, si presenta nella sala del convito eterno già imbandita dal Padre dello Sposo. San Paolo va per il mondo e chiama ogni uomo, il Giudeo prima e poi il Greco. Chi non è degno di partecipare al banchetto della salvezza? Colui che rifiuta l’invito. È chi rifiuta che si giudica non degno. Dio invita tutti perché tutti ritiene degni. Anzi, è la fede che fa degni.

Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra». Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo (At 13,44-52).

Gli Atti degli Apostoli chiudono con questa dichiarazione di non dignità da parte dei Giudei. Paolo da questo istante si rivolgerà ai soli pagani. Tra essi troverà qualcuno che si giudicherà degno di abbracciare la fede e di partecipare al banchetto della vita.

E, avendo fissato con lui un giorno, molti vennero da lui, nel suo alloggio. Dal mattino alla sera egli esponeva loro il regno di Dio, dando testimonianza, e cercava di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai Profeti. Alcuni erano persuasi delle cose che venivano dette, altri invece non credevano. Essendo in disaccordo fra di loro, se ne andavano via, mentre Paolo diceva quest’unica parola: «Ha detto bene lo Spirito Santo, per mezzo del profeta Isaia, ai vostri padri: Va’ da questo popolo e di’: Udrete, sì, ma non comprenderete; guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca! Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno!» (At 28,23-28).

Ma non è sufficiente accogliere l’invito ed entrare nella sala del convito. Bisogna presentarsi con l’abito della grazia, delle virtù, della santità. Se ritorniamo nella nostra idolatria, impurità, immoralità per noi non c’è posto nella sala del banchetto. Il Signore neanche ci farà entrare. Resteremo fuori in eterno. Il regno è per i santi che si santificano ancora. Questa è la rivelazione che viene a noi dal Libro dell’Apocalisse.

Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. a quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Oggi di tutta questa verità rivelata nulla esiste. La Parola di Dio è ridotta a menzogna.

Madre di Dio, Angeli, Santi, ridate alla Parola di Dio ogni sua verità e dignità.

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Mi 4,1-4; Sal 95; 1Cor 1,1-10; Mt 2,19-23

SABATO 29 DICEMBRE

Lo Spirito Santo ispira l’Evangelista Matteo a vedere nella decisione, suggerita a Giuseppe in sogno di lasciare la Giudea per andare ad abitare in Nazaret, il compimento delle antiche profezie sul Virgulto che spunta dalla radice di Iesse e che è il Messia di Dio. Ma ogni evento della vita di Gesù è realizzazione di una profezia.

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa (Is 11,1-10).

Sempre secondo Isaia, Gesù non è solo il Messia, è anche il suo Servo Sofferente, colui che compie l’espiazione vicaria dei peccati dell’umanità. In un sola parola è rivelato tutto il grande mistero di Cristo Signore. Lui è il Messia e il Servo Sofferente.

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui (Cfr. Is. 52,13-53,12).

Quando noi diciamo: Gesù Nazareno o Gesù il Nazareno, Gesù il Virgulto, confessiamo tutta la nostra fede in Gesù, Cristo di Dio e Servo Sofferente, in Gesù Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Gesù Nazareno è il Crocifisso già nel nome che porta. Il Virgulto è il Sofferente al posto nostro. È l’Innalzato in vece nostra. Così grande è il suo amore per noi. Prende su di sé il peccato del mondo e lo espia.

Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno» (Mc 2,19-23).

Oggi questa fede in Cristo è gravemente ammalata. Come Giàiro dobbiamo chiedere a Gesù che venga e la guarisca, la risani nel cuore dei suoi discepoli. Se questa fede muore, non c’è salvezza per il mondo, perché solo Lui è il Nazareno, Nessun altro è nostro Nazareno. Dio non ha stabilito altro nome sotto il cielo nel quale è stabilito che siamo salvati. Il Salvatore è Gesù il Nazareno e solo Lui. Nessun altro lo è.

Madre di Dio, Angeli, Santi, chiedete al nostro Nazareno che risusciti la nostra fede.

- SEVESO -

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Via Cavour, 2 / Via Cardinal Ferrari
+39 0362 501623
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- ALTOPIANO -

Parrocchia SAN CARLO
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Oratorio SAN CARLO
Piazza S. Ambrogio, 2
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- BARUCCANA -

Parrocchia B. VERGINE IMMACOLATA
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Oratorio S. CLEMENTE
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- S. PIETRO MARTIRE -

Parrocchia SAN PIETRO MARTIRE
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