Centenario Parrocchiale - Santuario

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Indice articoli

 

Centenario di fondazione della parrocchia di San Pietro - Il Santuario


Il Santuario di San Pietro Martire, la prima chiesa della parrocchia

Nel 1923 venne costituita la Parrocchia di San Pietro Martire, che usufruì del Santuario come propria chiesa fino al 1969 quando venne ultimata la nuova chiesa parrocchiale.

DECRETO DI COSTITUZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN PIETRO MARTIRE

“Gli abitanti della frazione di S. Pietro che appartengono alla Parrocchia Prepositurale di Seveso ci hanno chiesto, con grande insistenza, che ci degnassimo di provvedere alle loro spirituali creando una nuova parrocchia nel territorio di S. Pietro smembrando il territorio della Parrocchia di Seveso. Perciò i nostri predecessori, Andrea Ferrari, di f. m. e soprattutto il Card. Achille Ratti, ora Pontefice Romano felicemente regnante, davano a sperare di voler venire incontro alle richieste degli abitanti di S. Pietro. Ora, dopo aver riflesso a fondo sulla questione, dopo aver udito il parere delle persone che secondo la legge dovevano essere consultate, dopo aver preso visione degli elementi che, di diritto e di fatto, dovevano essere tenuti presenti, riservandoci inoltre di istituire in quel luogo una parrocchia a titolo pieno. In forza dell’autorità di Ordinario che abbiamo su questa questione smembriamo, separandolo dalla Chiesa Parrocchiale Prepositurale, il luogo e il territorio che va sotto il nome di S. Pietro. Decretiamo che è riservata a noi la cura pastorale delle anime in questo luogo e i suoi abitanti, con tutti i diritti e gli obblighi che spettano alla cura parrocchiale: tale cura la eserciteremo per mezzo di un Sacerdote che destineremo alla Chiesa o Santuario dedicato a S. Pietro Martire. Vogliamo che questo decreto entri in vigore dal giorno in cui sarà pubblicato ufficialmente dal Cancelliere della nostra Curia Arcivescovile”. 

Milano, Palazzo Arcivescovile 17 novembre 1923 

Em. Card. Tosi Arcivescovo

 

Pitture all’interno del Santuario viste dall’assemblea dei fedeli

Iscrizione affissa sulla parete attigua al Fonte Battesimale

La collocazione del Fonte Battesimale nello stesso anno completa la conversione da Santuario a Chiesa Parrocchiale di S. Pietro Martire

18 novembre 2023 - La parrocchia di S. Pietro Martire festeggia i suoi primi 100 anni di storia con celebrazioni ed iniziative della comunità di fedeli di ogni età:

100 anni di Parrocchia è... SANTUARIO

Parrocchia è … STORIA

I ragazzi dei gruppi di catechesi visitano il Santuario.

La storia di San Pietro Martire

Nato come Pietro Rosini nel 1206 a Verona, si trasferì a Bologna nel 1221 per studiare, e appena quindicenne incontrò San Domenico, fondatore dell’ordine dei predicatori. Accolto nell’ordine, diventò sacerdote. In seguito fu inquisitore degli eretici (detti i Credenti o Catari) a Milano: proprio per questo, e a causa delle tante conversioni che favorì, attirò contro di sé l’odio di alcuni dei Catari che intendeva combattere. Fra questi c’erano Manfredo da Giussano, Giacomo della Chiesa, Guidetto de Sachella e Stefano Confalonieri di Agliate, i quali nel 1252 si rivolsero a un tale Pietro Balsamo, detto Carino, promettendogli 25 lire imperiali per assassinare Pietro. Carino accettò. Il delitto avvenne il 6 aprile di quell’anno. 

Pietro e Domenico erano partiti dal convento di Como per raggiungere Milano. Come racconta Cristoforo Allievi nel libro Per una storia di Seveso: “… sapendo di essere cercato a morte dai cosiddetti Credenti per lo zelo da lui mostrato come inquisitore della Fede, [Pietro] schivò la via maestra, prendendo, forse fin da Como, la strada canturina”. A metà del loro percorso, nella zona di Farga, i due si trovarono davanti Carino da Balsamo, che era venuto a sapere del loro viaggio verso Milano. Egli avrebbe dovuto agire con la complicità di Albertino Porro, detto il Migniffo o il Mancino, di Lentate; costui, però, scappò prima di commettere il delitto, lasciando Carino da Balsamo da solo. Con un coltello a forma di mezzaluna, Carino ruppe il cranio di Pietro, per poi pugnalarlo al cuore; anche Domenico fu colpito. Frate Domenico, ancora vivo ma gravemente ferito, venne accompagnato alla foresteria del Monastero di Meda, dove sarebbe morto dopo pochi giorni. Il corpo di Pietro invece fu portato in trionfo a Milano, e qui fu sepolto nella Chiesa di Sant’Eustorgio. Quello stesso anno, sul luogo del martirio, gli Umiliati edificarono un ospizio in memoria di Pietro; l’anno successivo si avviò la costruzione di una chiesa. 

L’arma usata per l’assassinio è ancora adesso custodita proprio nel Santuario di San Pietro Martire, nella cripta costruita all’inizio del Novecento, all’interno di una teca che accoglie anche una reliquia di Carino da Balsamo. Quest’ultimo, infatti, dopo aver compiuto l’omicidio si era rifugiato a Forlì e si era convertito; dopo la morte, fu dichiarato beato. La teca si trova nel sacello dell’abside dietro l’altare maggiore. Lo stesso sacello accoglie un dipinto che raffigura San Pietro Martire, fedele all’iconografia classica: il santo è rappresentato in abito domenicano con in mano la palma del martirio e un libro, mentre la sua testa è – appunto – trafitta dal coltello. 

Ogni anno la festa di Calendimaggio (prima domenica di maggio) ricorda il Santo e i fedeli possono vedere il coltello (il falcastro) con il quale il sacerdote impone la benedizione toccando la loro fronte. 

All’interno del SANTUARIO

 


Un passaggio del Cammino di San Pietro percorso dai nostri pellegrini il 6 aprile 202

Il 6 aprile 1252 il Frate Domenicano Pietro Rosini, Frate Pietro da Verona, veniva assassinato presso i boschi di Seveso. Era il SABATO IN ALBIS, cioè il sabato dopo Pasqua. Anche il 6 aprile 2024 è stato sabato in albis: la prossima volta capiterà nel 2086. I fedeli e gli affezionati al Santuario di S. Pietro Martire in Seveso hanno percorso il cammino che Frate Pietro e i suoi compagni fecero scendendo da Como verso Milano. Il cammino ha preso avvio dal Battistero di San Giovanni in Galliano per raggiungere il Santuario di S. Pietro Martire in Seveso.

Cantù costituiva l’ingresso principale da nord ovest per il traffico di merci e per il passaggio di persone ed animali, accomunati dalle pesanti necessità del lavoro, soprattutto agricolo. Metteva in comunicazione le terre brianzole e i borghi, spesso alleati della potente Milano, con il territorio comasco, il cui capoluogo vantava stretti contatti con il nord. Attualmente è solo uno dei percorsi che legano Como a Cantù, ma, di fatto, a sua volta è parte del più ampio e altrettanto antico itinerario che lega l’asse viario del Lario (Via Regina) con il polo di Milano fino alla Basilica di S. Eustorgio.

Studiato e più volte ripercorso sin dal 1999 dalla Associazione Iubilantes di Como, esperta di vie storiche di pellegrinaggio, è di fatto una piccola “Francigena” naturalmente convogliante, tramite Milano, alla più grande “Francigena” e ai suoi poli lombardi: Pavia e il guado storico del Po a Corte Sant’Andrea (LO). Nei suoi circa 18 km, compresi fra l’antica chiesa di S. Antonio alle porte di Cantù, un tempo con annesso Hospitale, e il Santuario di Seveso, eretto a memoria del martirio di frate Pietro, il percorso si snoda piacevole e pianeggiante fra 6 comuni, lambisce 3 aree protette, ne attraversa una quarta, è solcato da un fiume affluente del Seveso di cui poi segue la valle, e annovera oltre 30 punti di interesse storico-artistico-ambientale, molti dei quali di notevole spessore. 

Denso di storia e di memorie locali, il Cammino di San Pietro – Antica Via Canturina ci riporta dunque alle radici della nostra cultura, e restituirlo alla Comunità è una ricchezza per tutti.


 

Centenario di fondazione della parrocchia di San Pietro - Il Santuario


Il Santuario di San Pietro Martire, la veneranda fabbrica e le vicende architettoniche

liberamente tratto da: “Il Santuario di San Pietro Martire a Seveso: dalla fondazione alle soppressioni Napoleoniche”, tesi di laurea di Michela Allievi, a.a. 1997/1998

Già nell’ottobre 1252, solo sei mesi dopo l’uccisione di Fra Pietro da Verona, sul luogo esatto del martirio, ai margini della strada Canturina tra i borghi di Meda e Farga, fu edificato ad opera dell’Ordine religioso degli Umiliati una Domus di accoglienza per viandanti. La prima chiesa dedicata a San Pietro Martire risale invece ad un anno più tardi, al 1253, quando il frate domenicano fu elevato agli onori dell’Altare e proclamato Santo.
Alcuni istrumenti di vendita e atti di donazione datati tra il 1252 e il 1314 ci dicono che il complesso doveva essere costituito da una chiesa e da un ospizio dove risiedevano i religiosi e trovavano alloggio i pellegrini. La presenza di Suore Umiliate nel convento lascia ipotizzare che l’ospizio fosse composto di due chiostri, uno femminile e uno maschile, secondo la regola dell’Ordine. Gli edifici dovevano essere di piccole dimensioni, poveri e disadorni, costruiti con materiali propri della zona e facilmente recuperabili: pietre e legno. 

Non essendo essa …(la comunità)… neppure in grado di provvedere al materiale necessario per la manutenzione del convento e della chiesa, il 26 febbraio 1262 tal Gaspare de Birago fece dono ai Frati di San Pietro di una consistente somma di denaro oltre a pietre e legname necessari per terminare la costruzione dell’ospizio che doveva trovarsi in pessime condizioni.

Con l’arrivo dei Domenicani, nel 1371, si aprì una nuova fase per la Domus di San Pietro, determinata dal fatto che la presenza di un differente ordine religioso, con finalità e norme comportamentali diverse, implicava anche la trasformazione dell’ospizio in un vero e roprio convento con le relative modifiche strutturali necessarie. Pur rispettando e inglobando nel nuovo progetto i fabbricati esistenti, l’intero complesso doveva modificarsi radicalmente con la costruzione di nuovi edifici annessi a quelli vecchi. In data 11 giugno 1373, Papa Gregorio XI, Sommo Pontefice, concedeva al Padre Provinciale e ai Padri dell’Ordine dei Frati Predicatori della Provincia di Lombardia Superiore la licenza di poter costruire e fondare ad onore di San Pietro Martire una Chiesa con Oratorio, Campanile, Cappella, Cimitero, Case destinate all’alloggio dei religiosi ed altri edifici di servizio.Fu necessario … assicurarsi la proprietà o l’affitto dei terreni limitrofi per poter procedere nella costruzione. Uno di questi terreni apparteneva al Monastero di San Vittore di Meda a cui i Frati di San Pietro pagavano un affitto annuo di 2 moggia di mistura di segale e miglio. Ma la nuova costruzione non riusciva ancora a soddisfare tutte le esigenze dei religiosi se nel convento non vi era un locale apposito dove poter convocare il capitolo e i religiosi erano di volta in volta costretti a riunirsi in chiesa, sotto il portico, in refettorio oppure nella cella del Padre Priore. La situazione rimase tale sino al XVII secolo. 

Il primo disegno del convento di San Pietro è una pianta della chiesa conservato nel X volume della sezione “Atti della Pieve di Seveso”, insieme ai documenti di due visite pastorali compiute da delegati arcivescovili nella Pieve: quella di Antonio Seneca nel 1591 e quella di Baldassarre Cipolla nell’agosto 1597. Il disegno sembra dunque rappresentare lo stato di fatto della chiesa sul finire del XVI secolo, che nelle proporzioni dovette rimanere immutata fino al 1660 circa.

Importanti informazioni relative alla decorazione e all’arredo della chiesa si traggono da alcuni testamenti di comuni cittadini di Seveso e dei vicini borghi che disponevano lasciti a favore del convento.
Null’altro è dato di sapere ma ciò è già sufficiente per poter arrivare ad affermare che la chiesa era decorata con immagini dipinte della Madonna e dei Santi e che committenti di tali opere pittoriche non furono i Domenicani ma singoli fedeli devoti a San Pietro e al suo convento.

Il convento e la chiesa non subirono sostanziali modifiche sino al XVII secolo quando, per volere del Conte Giulio Arese e dell’omonima Opera Pia, da lui istituita a beneficio dei Domenicani di San Pietro, furono rasi al suolo i vecchi fabbricati e si cominciò a costruire una nuova chiesa e un nuovo convento.
I lavori per la costruzione della nuova Chiesa e dell’annesso Convento, voluti dal Conte Giulio Arese, iniziarono solo nel 1662 ad opera del figlio, Conte Bartolomeo Arese, con l’Opera Pia.

Capitolati d’appalto, Relazioni, Verbali di capitoli, Perizie tecniche, stati di avanzamento dei lavori, ricevute di pagamenti permettono oggi di affermare che non si trattò di un semplice incarico affidato ad un unico architetto come si è sempre ritenuto … (riferimenti all’incarico all’Ingegner Gerolamo Quadrio)
Due note spesa datate 19 e 24 marzo 1637 consentono di affermare che il primo incarico di progettazione fu affidato dagli amministratori dell’Opera Pia al “S.r Giulio Mangone Ingegnere per far il disegno della fabrica che si deve fare nella Chiesa, et Mon.o di d.o S.t Pietro Martire conforme l’istituzione del q.o Ill.mo S.r Presidente del Senato Giulio Aresi”.

Il silenzio dei documenti poi si protrae sino al giugno 1658. Sono gli anni in cui il Conte Bartolomeo Arese, ormai all’apice della sua carriera, comincia ad interessarsi personalmente dei beni di famiglia con particolare attenzione per le proprietà ricevute in eredità nella Pieve di Seveso.

A cominciare dal suo Palazzo di Cesano Maderno iniziato nel 1654. “…Tutta la sua cura era di far avanzare detta sua fabbrica di Cesano” tanto da scegliere personalmente “i materiali più belli nel Ducato”. L’entusiasmo e l’impegno posti in tale opera, i risultati ottenuti e la vicinanza a Seveso suscitarono probabilmente desiderio di farsi committente di altrettanta bellezza anche per il convento e la chiesa di San Pietro, dando così finalmente attuazione alle volontà paterne. L’interessamento personale del Conte Bartolomeo Arese deve probabilmente essere il motivo del nuovo incarico professionale affidato questa volta all’Ingegnere Carlo Buzzi, per la progettazione della Chiesa e dell’intero complesso conventuale. E’ infatti datato 1658 il bando di appalto per la “FABBRICA da farsi della Chiesa, & Monastero di S. Pietro Martire di Barlasina”. Capitolato dell’Ingegnere Carlo Buzzi che nella primavera del 1658 era già stato approvato sia dal Conte Bartolomeo che dal consiglio d’amministrazione dell’Opera Pia.

I lavori furono interrotti, per lo meno per ciò che riguarda la demolizione dei vecchi edifici, a causa della improvvisa scomparsa dello stesso Buzzi avvenuta il 23 settembre 1658. La costruzione continuò dunque sui medesimi disegni sino al 1660 quando subentrò nella direzione della Fabbrica l’architetto Francesco Castelli che, tenendo probabilmente conto dei lavori già eseguiti, riprogettò l’intero complesso proponendo una chiesa a struttura basilicale con sei cappelle oltre alla cappella maggiore, fondate su sei pilastri. A proposito di questo primo progetto risulta di fondamentale importanza il Trattato di Geometria Pratica di Francesco Castelli conservato manoscritto presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano e datato tra il 1631 e il 1669.

Nel 1662 i committenti decisero di modificare completamente il progetto affidando allo stesso Castelli il nuovo incarico. Da memoriali datati 1667 è possibile ricostruire il primo progetto del Castelli, ancora fedele all’impostazione del Buzzi: “Che la fabbrica di San Pietro martire fosse piantata con ordine di farci n° 6 cappelle oltre la maggiore e dopo si variasse invenzione, ciò fu disposizione di chi faceva la spesa e s’aspettava gustarsi”. Il mutamento di progetto fu dunque disposto dai committenti ma sicuramente rispondeva anche alle esigenze e alle ambizioni del nuovo architetto.L’architetto rivoluzionò il disegno iniziale ideando una chiesa a pianta centrale a croce greca, con due cappelle nei bracci trasversali, un presbitero assai pronunciato, due campanili e sovrastata nel vano centrale da una cupola ellittica. La chiesa comunicava direttamente per mezzo di un andito con il convento che si sviluppava su due piani attorno a due chiostri porticati comunicanti tra loro, di dimensioni diverse, destinati l’uno alle celle e sale comuni dei religiosi, l’altro ai servizi della corte rustica. I lavori proseguirono sul nuovo progetto sino all’imposta della cupola allorché nel 1664 un grave incidente interruppe i lavori.

Lo studio dei documenti inediti rinvenuti presso l’archivio privato dalla famiglia Borromeo e il confronto dei disegni attribuiti al Castelli con le piante del convento di Seveso eseguite dall’architetto Giuseppe Pollack nel 1817, consentono di individuare alcune importanti corrispondenze che spingono a supporre l’identificazione dei citati disegni con il primo progetto mai realizzato, ideato da Castelli per la Chiesa e il Convento di San Pietro.

 

L'incidente di cantiere

Alcuni periti giunti sul cantiere, trovarono una situazione allarmante che faceva presagire la completa rovina della fabbrica stessa a causa del cedimento strutturale dei pilastri portanti. Gli ingegneri incaricati della perizia furono Gerolamo Quadrio, Giovanni Ambrogio Pessina e il Richini i quali, a conclusione delle loro indagini, individuarono precise responsabilità sia del Castelli che dei costruttori. 

Gerolamo Quadrio fu immediatamente incaricato di provvedere ai necessari ripari, consistenti essenzialmente nel rinforzo dei pilastri stessi e consolidamento delle strutture, a cui l’architetto attese già dal 1665. Nel 1667 … l’incarico fu affidato proprio a Gerolamo Quadrio il quale non portò alcuna sostanziale modifica al progetto del suo predecessore.

A Gerolamo Quadrio, prima, e al figlio Giovanni Battista poi, … spetta essenzialmente il ruolo di direttore dei lavori poiché i loro interventi nella fabbrica di Seveso si limitarono al controllo del cantiere e ad alcuni marginali modifiche del progetto del Castelli consistenti essenzialmente nel cambio di destinazione d’uso di alcuni ambienti e nelle ultime decorazioni interne della chiesa.

Già nel 1667 la chiesa poteva dirsi quasi ultimata nella struttura muraria, avendo ormai raggiunto il tetto, e negli anni Settanta …(del XVII secolo)… era già iniziata la sua decorazione interna ad opera dei maggiori artisti milanesi dell’epoca quali Antonio Busca, Dionigi Bussola, Stefano Montalto, Agostino Santagostino, Giambattista Costa e Giovanni Ghisolfi che lavorarono anche nel Palazzo Borromeo Arese di Cesano Maderno. Nel 1685 Santuario e Convento, ridotti alla total perfezione dall’Ingegner Giovanni Battista Quadrio, furono consegnati ai committenti, la famiglia Arese, e ai Padri Domenicani di San Pietro.

Nel 1798, il santuario fu confiscato dai francesi, che avevano fondato la Repubblica Cisalpina e occupato Milano. Conclusa l’epoca napoleonica, fu l’arcidiocesi di Milano a entrare in possesso del santuario, che nel 1817 fu modificato per mano di Giuseppe Pollack.

L’edificio, in stile barocchetto, presenta una facciata con due ordini architettonici sovrapposti, distinti l’uno dall’altro da una trabeazione aggettante.

Fino all’altezza d’imposta del timpano è stata costruita un’altra torre che, in teoria, avrebbe dovuto essere gemella alla torre campanaria.

Gli assi verticali più laterali della facciata sono lievemente arretrati; quello centrale, invece, è caratterizzato da un timpano curvilineo e da un pronao sostenuto da due pilastri.

Dall’ingresso principale: assemblea dei fedeli, Presbiterio, Altare maggiore, Abside e Coro.

«La predica di San Pietro Martire» (1670) di Agostino Santagostino, a sinistra dell’altare.

«San Pietro Martire difende Firenze dagli eretici» (1670) di Giovanni Battista Costa, a destra dell’altare.


 

Centenario di fondazione della parrocchia di San Pietro - Il Santuario


Il Santuario di San Pietro Martire, luogo e storia di fede - luogo di contemporaneità

Milano crocevia del mondo grazie all’EXPO MILANO 2015 NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA dal 1 maggio al 31 ottobre 2015 sul tema dell’alimentazione e della nutrizione. 

ARCABAS – NUTRIRE IL MONDO CON LA BELLEZZA mostra di pittura collocata nel Santuario di S. Pietro Martire in Seveso dal 27 settembre 2015 al 6 gennaio 2016

Il Centro Ambrosiano di Documentazione e Studi Religiosi ha promosso la riflessione sul tema della bellezza secondo il pensiero autentico di vita cristiana attraverso un percorso espositivo di opere pittoriche di Arcabas. La mostra, nata dall'amicizia tra l'artista francese e il Gruppo Aeper di Bergamo, ha portato nella location del Santuario di San Pietro Martire in Seveso la prima personale di Arcabas nell'Arcidiocesi di Milano. 

La mostra ha distribuito circa 40 opere nei luoghi deputati del santuario: l'ingresso centrale, con il polittico "Piccola sequenza in nero e oro"; le due cappelle laterali, di cui "Il sole nel ventre" ha lasciato un'emotiva traccia interiore nel visitatore; il presbiterio e il coro, con una ampia varietà di pensieri visivi inerenti la condizione umana, i suoi problemi e la sua bellezza; l'altare, reso grandioso dalla presenza del polittico "Omaggio a Bernanos". Così sono state offerte al pubblico occasioni di meditazione sulla quotidianità dell'esistenza, che esprime bellezza nel momento in cui se ne rivela la carica di valori umani e spirituali.

La pittura di Arcabas, con la sua energia cromatica e la carica simbolica della sue forme, ha richiamato l'attenzione del pubblico nel Santuario, che ha aperto le sue porte anche grazie al tutoraggio dei volontari, rinforzato dal contributo degli studenti presenti con l'esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro: il Liceo Artistico "Amedeo Modigliani" di Giussano, Il Liceo Scientifico e Classico "Marie Curie" di Meda, il Liceo Artistico "Preziosissimo Sangue" di Monza. Il Liceo Artistico "Ettore Majorana" di Cesano Maderno ha contribuito con il lavoro di preparazione dei laboratori didattici legati alla mostra per i bambini della scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di I grado presenti sul territorio.

Il Corpo Musicale La Cittadina chiede ad Arcabas di poter essere rappresentato nel proprio augurio natalizio da una sua opera pittorica intitolata «Trio d’anges». Ecco la sua risposta:

 

Lettera di presentazione ai Dirigenti Scolastici del progetto per una collaborazione di Alternanza Scuola Lavoro con Il Liceo «Marie Curie» di Meda, con il Liceo Artistico «Ettore Majorana» di Cesano Maderno, con il Liceo Artistico «Amedeo Modigliani» di Giussano, con il Liceo Artistico "Preziosissimo Sangue" di Monza

Dal 25 settembre 2015 al 6 gennaio 2016, nella cornice del Santuario di Seveso, il Centro Pastorale Ambrosiano (ex seminario) metterà in mostra più di quaranta opere di uno dei più grandi pittori di arte sacra vivente, Jean-Marie Pirot, noto al pubblico con il nome d’arte:Arcabas. Il Centro Pastorale Ambrosiano, che ha il compito di informare, coordinare, aiutare, verificare la formazione della Diocesi di Milano, propone questa rassegna con un titolo che declina il tema centrale dell’Expo 2015 in una prospettiva più profonda, «Nutrire il pianeta con la bellezza», per avviare una riflessione con chi, come Lei, quotidianamente vive con passione e impegno la responsabilità di educare i giovani ad una vita bella. In un territorio come il nostro questo ci appare ancor più interessante ed educativo; la Brianza è riconosciuta ad ogni livello per l’eccellenza del design e la qualità dei mobili prodotti, un luogo capace di «nutrire» di bellezza il panorama nazionale ed internazionale; contribuendo così a ricordare a ciascuno di noi il desiderio di infinito, di bellezza, che caratterizza il cuore dell’uomo e che spinge ogni uomo a rispondere al bisogno andando oltre il puro dato di necessità (il soddisfacimento del bisogno), «del bisogno di cibarsi l’uomo fa un’arte culinaria, del bisogno di vestirsi fa uno stile d’abbigliamento e di relazione sociale, del bisogno di ripararsi fa un sapere architettonico e un modo di trasformazione dell’ambiente, ecc…. Questo rivela che l’uomo, in rapporto a specifiche situazioni di bisogno, non risponde mai con azioni preordinate, ma è sempre, in qualche misura, teso al superamento.» (A. Scola, ‘Cosa nutre la vita?’, CentroAmbrosiano 2013, p.58-59). La mostra pittorica diArcabas vuole essere cioè un contributo per portare nel mondo la bellezza, perché «questo mondo in cui viviamo ha bisogno della bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che procura la gioia al cuore dell’uomo, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nella meraviglia» (Messaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II agli artisti, 8 dicembre 1965). Con un percorso educativo serio e una ricchezza di iniziative collegate, la mostra vuole stimolare nei visitatori (e prima ancora in quanti la allestiranno) la possibilità di un cammino per la riconquista dell’unità della persona, per la ricomposizione della frammentazione che ogni uomo sperimenta nella vita contemporanea. Un percorso che conduca alla vita bella, alla vita buona.

Seveso, 10 agosto 2015

don Alberto Lolli

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- SEVESO -

Parrocchia SS. GERVASO E PROTASO
Via Cavour, 2 / Via Cardinal Ferrari
+39 0362 501623
ssgervasoeprotaso@parrocchieseveso.it


Oratorio S. PAOLO VI
Viale Vittorio Veneto, 21
+39 0362 552248
oratoriosanpaolosesto@gmail.com

- ALTOPIANO -

Parrocchia SAN CARLO
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+39 0362 553522
scarlo@parrocchieseveso.it


Oratorio SAN CARLO
Piazza S. Ambrogio, 2
+39 0362 553522
scarlo@parrocchieseveso.it

- BARUCCANA -

Parrocchia B. VERGINE IMMACOLATA
Via Colleoni, 4
+39 0362 574486
bvimmacolata@parrocchieseveso.it


Oratorio S. CLEMENTE
Via Colleoni, 4
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oratoriobvibaruccana@gmail.com

- S. PIETRO MARTIRE -

Parrocchia SAN PIETRO MARTIRE
Via Milano, 121 20821 Meda (MB)
+39 0362 70978
spietromartire@parrocchieseveso.it


Oratorio S. GIOVANNI BOSCO
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+39 0362 70978
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